Quando ci si approccia per la prima volta all’universo dei dati, termini come Data Science, Big Data e Data Analytics vengono spesso usati in modo intercambiabile, creando una babele di incomprensioni che farebbe impallidire anche il più navigato degli esploratori digitali. È un po’ come confondere un astronauta con un ingegnere aerospaziale e il razzo stesso: tutti elementi cruciali per la missione, ma con ruoli e funzioni ben distinti.

Cos’è la Data Science

Immagina la Data Science come l’Indiana Jones dei dati. Non si limita a raccogliere manufatti (dati), ma li studia, li interpreta, cerca di prevedere il futuro basandosi su indizi del passato e, soprattutto, cerca di scoprire tesori nascosti che nessuno aveva mai notato. La Data Science è un campo multidisciplinare che fonde statistica, informatica e conoscenza del dominio specifico per estrarre conoscenza e insight da insiemi di dati, spesso complessi e disordinati.

Immagine generata con l’AI dall’autore.

Il suo obiettivo principale è costruire modelli predittivi e prescrittivi, ovvero non solo capire cosa è successo o perché, ma cosa succederà e cosa fare di conseguenza. Un Data Scientist è un po’ un detective, un matematico e un programmatore tutto in uno. Utilizza algoritmi di machine learning per addestrare modelli che possono, ad esempio, prevedere le tendenze di mercato, identificare frodi o raccomandare il tuo prossimo film preferito su una piattaforma di streaming.

Tra gli strumenti del mestiere, il Data Scientist non si fa mancare nulla: linguaggi di programmazione come Python e R sono i suoi fedeli compagni, insieme a robusti framework di machine learning come TensorFlow o PyTorch. Nonostante l’aura di ‘magia’ che spesso circonda questa disciplina, è fondamentale riconoscere che la Data Science non è priva di sfide. Richiede una profonda conoscenza tecnica e di settore, e i risultati, pur potenti, possono essere complessi da interpretare o spiegare a chi non è del mestiere. Inoltre, le implicazioni etiche legate all’uso dei dati e alla costruzione di algoritmi predittivi sono un campo minato che richiede attenzione e responsabilità. Se un modello predice che un certo gruppo di persone è più propenso a commettere un crimine, siamo sicuri che sia un’informazione da usare senza critiche? La risposta, quasi sempre, è no.

Big Data: cosa sono e come si utilizzano

Se la Data Science è Indiana Jones, i Big Data sono la sua mappa del tesoro, talmente grande e dettagliata da richiedere un intero magazzino per essere contenuta. Non si tratta solo di “tanti dati”, ma di dati caratterizzati da quelle che nel settore chiamiamo le “5 V”:

  • Volume: parliamo di petabyte, exabyte, zettabyte. Dati che non possono essere gestiti con i tradizionali strumenti di database.
  • Velocità: i dati vengono generati, raccolti e processati a ritmi vertiginosi, in tempo reale o quasi. Pensate ai social media, ai sensori IoT, alle transazioni finanziarie.
  • Varietà: non solo numeri e testi, ma anche immagini, video, audio, dati geospaziali. Un mosaico eterogeneo che sfida ogni tentativo di categorizzazione semplice.
  • Veridicità (Veracity): la qualità e l’affidabilità dei dati. Con una tale mole, è facile incappare in dati incompleti, imprecisi o addirittura falsi. E come dice un vecchio adagio nel mondo dei dati: “garbage in, garbage out”.
  • Valore: la capacità di trasformare questa enorme quantità di dati in qualcosa di utile e significativo per il business.

L’origine dei Big Data è nella digitalizzazione quasi totale delle nostre vite e delle attività produttive. Ogni click, ogni acquisto, ogni sensore che misura la temperatura, ogni post sui social media contribuisce a questo fiume in piena. Per gestire e analizzare questa marea di informazioni, sono nati sistemi di archiviazione e elaborazione distribuiti come Hadoop e Spark, capaci di sminuzzare e processare dati su centinaia o migliaia di computer in parallelo.

L’utilizzo dei Big Data è onnipresente: dalla personalizzazione delle esperienze utente (pensate a Netflix o Amazon) alla rilevazione di frodi in tempo reale, dalla manutenzione predittiva di macchinari industriali all’ottimizzazione delle rotte logistiche. Per approfondire il concetto di Big Data e le loro applicazioni, potete consultare questo articolo su cosa sono i big data.

Tuttavia, anche i Big Data hanno il loro lato oscuro. I costi di archiviazione ed elaborazione possono essere astronomici, specialmente per le piccole e medie imprese. La gestione della qualità dei dati (la famosa Veracity) è una sfida costante, e la privacy dei dati personali è un campo minato legale ed etico. Senza contare i rischi per la sicurezza. E poi c’è la questione dei bias: se i dati di partenza riflettono pregiudizi presenti nella società, gli algoritmi addestrati su quei dati non faranno altro che amplificarli, creando sistemi apparentemente obiettivi ma intrinsecamente ingiusti. Non è solo questione di tecnologia, è anche questione di etica e responsabilità sociale.

Cos’è la Data Analytics: l’importanza dell’analisi dei dati per il business

La Data Analytics possiamo considerarla come il contabile meticoloso che analizza le transazioni passate per capire dove sono finiti i soldi e come migliorare la gestione finanziaria. La Data Analytics si concentra sull’esame di dati esistenti per estrarre insight significativi e informare le decisioni aziendali. È meno orientata alla previsione di lungo termine e più all’ottimizzazione e alla comprensione del presente e del passato.

Esistono diversi tipi di analisi dei dati, ognuno con un obiettivo specifico:

  • Analisi Descrittiva: “Cosa è successo?”. Risponde a domande come “Quanti prodotti abbiamo venduto il mese scorso?” o “Qual è stato il traffico sul nostro sito web la settimana scorsa?”. È la base di ogni report e dashboard. 
  • Analisi Diagnostica: “Perché è successo?”. Si addentra nelle cause dei fenomeni osservati. Ad esempio, “Perché le vendite sono calate in quella specifica regione?” o “Quali fattori hanno contribuito all’abbandono del carrello?”. 
  • Analisi Predittiva: “Cosa succederà?”. Simile alla Data Science, ma spesso con un orizzonte temporale più breve e basata su modelli statistici più consolidati. Prevede, ad esempio, le vendite future o la probabilità che un cliente abbandoni un servizio. 
  • Analisi Prescrittiva: “Cosa dovremmo fare?”. Non si limita a prevedere, ma suggerisce azioni specifiche per ottenere un risultato desiderato. Ad esempio, “Quale strategia di marketing dovremmo adottare per massimizzare il ROI?”.

Il Data Analyst è il professionista che traduce i numeri in storie comprensibili per il business. Utilizza strumenti come Excel e SQL per interrogare database, e software di visualizzazione come Tableau o Power BI per creare dashboard e report interattivi. In alcuni casi, può utilizzare anche Python o R per analisi più complesse, ma l’accento è sempre sull’applicabilità diretta al contesto aziendale.

I limiti della Data Analysis risiedono spesso nella sua natura retrospettiva: può dirti molto su ciò che è accaduto, ma se non si integra con approcci più avanzati, potrebbe non riuscire a cogliere dinamiche emergenti o a prevedere eventi inattesi. È limitata dalla disponibilità e dalla qualità dei dati, e c’è sempre il rischio di interpretazioni errate se non si ha una solida conoscenza del contesto aziendale. Un grafico ben fatto può essere convincente, ma se i dati sottostanti sono fallaci o l’interpretazione è superficiale, può portare a decisioni disastrose.

Differenze principali tra Data Science, Big Data e Data Analytics

Ora che abbiamo sviscerato ogni concetto, è il momento di mettere sul tavolo le carte e chiarire le distinzioni. Immaginiamo una squadra di calcio.

I Big Data sono lo stadio, il pallone, l’erba, i giocatori, i tifosi: l’intero ecosistema di gioco, l’infrastruttura e la materia prima.

La Data Analytics è l’allenatore che analizza le partite passate, studia le statistiche dei giocatori e degli avversari per capire cosa ha funzionato e cosa no, e come migliorare per la prossima partita.

La Data Science, invece, è il talent scout che, basandosi su un’analisi approfondita di dati storici e attuali, individua il prossimo Messi o Ronaldo, prevedendone il potenziale di crescita e il futuro impatto sulla squadra, o addirittura sviluppa nuove strategie di gioco che rivoluzionano il calcio.

Immagine generata con l’AI dall’autore.


In sintesi:

  • Big Data: la materia prima, l’enorme quantità e complessità di dati da cui si estrae valore. È l’oggetto di studio e l’infrastruttura necessaria per gestirlo. 
  • Data Analytics: l’analisi del passato e del presente per comprendere fenomeni e informare decisioni immediate. Si concentra sul “cosa” e sul “perché” di eventi già accaduti. È più orientata al reporting e all’ottimizzazione. 
  • Data Science: la previsione e la scoperta di nuovi pattern e insight, spesso attraverso la costruzione di modelli complessi. Si concentra sul “cosa succederà” e sul “come possiamo farlo succedere”. È più orientata all’innovazione e alla creazione di nuovi prodotti o servizi basati sui dati.

Mentre un Data Analyst si concentra su domande specifiche del business e fornisce risposte basate su dati esistenti, un Data Scientist è spesso impegnato a formulare nuove domande, a esplorare dati non strutturati e a costruire algoritmi che possono scoprire connessioni inaspettate. La Data Analytics è un po’ come leggere il diario di bordo per capire il viaggio, la Data Science è come costruire una nave spaziale per esplorare nuove galassie.

Percorsi professionali: Data Scientist vs Data Analyst

Comprendere le differenze tra Data Science e Data Analytics è cruciale anche per chi intende intraprendere una carriera in questi settori. Sebbene ci siano sovrapposizioni, i percorsi e le competenze richieste tendono a divergere.

Un Data Analyst è il ponte tra i dati e il business. Le sue competenze chiave includono:

  • SQL: per interrogare database e estrarre dati.
  • Strumenti di visualizzazione dati: come Tableau, Power BI, Looker Studio e Qlik Sense per creare dashboard e report efficaci.
  • Excel: per analisi ad hoc e gestione di dataset più piccoli.
  • Statistica descrittiva: per riassumere e interpretare i dati.
  • Data Driven Mindset: la capacità di comprendere il contesto aziendale e di tradurre i dati in insight rilevanti per le decisioni di business.
  • Competenze comunicative: per presentare i risultati in modo chiaro e persuasivo a un pubblico non tecnico.

Il Data Analyst si concentra sull’analisi dei dati storici e attuali per identificare tendenze, metriche chiave e anomalie, spesso con l’obiettivo di supportare strategie operative e tattiche. Se sei interessato a questo percorso, Data Masters offre un Percorso Data Analyst specifico.

Il Data Scientist, d’altro canto, è un professionista con un profilo più avanzato e orientato alla ricerca e allo sviluppo. Le sue competenze spaziano su un raggio più ampio:

  • Programmazione: principalmente Python e R, con una solida conoscenza di librerie per data science (Pandas, NumPy, Scikit-learn).
  • Statistica avanzata e inferenziale: per testare ipotesi, modellare relazioni e comprendere la significatività dei risultati.
  • Machine Learning e Intelligenza Artificiale: per costruire modelli predittivi e prescrittivi, addestrare algoritmi e sviluppare soluzioni basate sull’AI.
  • Matematica: in particolare algebra lineare e calcolo, fondamentali per comprendere gli algoritmi di machine learning.
  • Data engineering: competenze di base per la preparazione e l’ingestione di dati, specialmente con i Big Data.
  • Conoscenza del dominio: essenziale per formulare le giuste domande e interpretare i risultati nel contesto specifico.
  • Problem solving e pensiero critico: per affrontare problemi complessi e proporre soluzioni innovative.

Il Data Scientist è colui che costruisce i modelli che permettono, ad esempio, a un’azienda di prevedere la domanda futura, di ottimizzare i prezzi o di personalizzare l’esperienza del cliente su larga scala. È un ruolo più esplorativo e innovativo e per questo proponiamo nel nostro catalogo un Percorso Data Scientist dedicato.

È importante notare che la linea di demarcazione non è sempre netta, e molti professionisti sviluppano competenze in entrambi i campi. Tuttavia, le responsabilità e gli obiettivi primari di ciascun ruolo rimangono distinti.

Opportunità professionali in Data Science, Big Data e Data Analytics

Il mercato del lavoro per i professionisti dei dati è in ebollizione, con una domanda che supera l’offerta in quasi tutti i settori. Aziende di ogni dimensione, dalla startup tecnologica alla multinazionale consolidata, cercano disperatamente talenti capaci di navigare e dare senso alla mole di dati a loro disposizione. Non è un caso che i professionisti dei big data sono tra i più richiesti sul mercato.

Le opportunità non si limitano ai ruoli di Data Scientist e Data Analyst. Il panorama è molto più ricco e include figure come:

  • Data Engineer: si occupa dell’architettura e della gestione delle infrastrutture dati, assicurando che i dati siano raccolti, puliti e resi disponibili per l’analisi. Sono gli idraulici del mondo dei dati, senza i quali il rubinetto resterebbe a secco.
  • Machine Learning Engineer: focalizzato sull’implementazione e la messa in produzione dei modelli di machine learning sviluppati dai Data Scientist.
  • Business Intelligence Analyst: simile al Data Analyst, ma spesso più concentrato sulla creazione di report e dashboard per il monitoraggio delle performance aziendali.
  • Specialisti di AI: professionisti che lavorano su aspetti più specifici dell’intelligenza artificiale, come la visione artificiale o l’elaborazione del linguaggio naturale.

Il futuro di questi settori è intrinsecamente legato all’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale. Con l’avanzamento dell’AI, cresce anche l’esigenza di professionisti capaci di gestire i dati su cui questi sistemi si basano, di interpretarne i risultati e di affrontare le complesse questioni etiche e di bias che emergono. L’AI non è una panacea, ma uno strumento potente che richiede una guida esperta e consapevole.

Per chi è interessato in particolare al ruolo di Data Analyst, ci sono numerose possibilità. Se vuoi sapere come diventare Data Analyst e quali sono le opportunità di lavoro per Data Analyst, ti consigliamo di esplorare gli articoli dedicati. La crescita di questi ruoli non accenna a fermarsi, rendendo questi percorsi professionali non solo stimolanti ma anche economicamente gratificanti.

I consigli di Data Masters sulla formazione in ambito Data Science e Data Analysis

Immergersi nel mondo dei dati può sembrare un’impresa titanica, un po’ come decidere di scalare l’Everest senza aver mai fatto un’escursione. Tuttavia, con la giusta preparazione e la guida adeguata, la vetta è assolutamente raggiungibile. Ecco i nostri consigli:

  1. Parti dalle fondamenta solide: prima di lanciarti negli algoritmi più complessi, assicurati di avere una buona padronanza delle basi. La statistica, l’algebra lineare e le basi di programmazione (Python o R) sono il tuo ABC. Senza di esse, ogni tentativo di costruire modelli complessi sarà come erigere un castello di carte.
  2. Scegli il tuo percorso, ma sii flessibile: hai compreso le differenze tra Data Analyst e Data Scientist. Se ti affascina l’idea di tradurre i dati in report e dashboard per il business, il percorso da Data Analyst potrebbe essere più adatto. Se invece sogni di costruire modelli predittivi e di esplorare nuove frontiere, il Data Scientist è la tua vocazione. Ricorda, però, che le competenze sono trasferibili e che il confine tra i ruoli può essere fluido. Molti Data Analyst avanzano per diventare Data Scientist.
  3. Impara facendo: la teoria è importante, ma la pratica è fondamentale. Lavora su progetti reali, partecipa a hackathon, analizza dataset pubblici. È solo “sporcandoti le mani” che acquisirai una vera comprensione e risolverai problemi concreti. Non c’è libro che possa sostituire l’esperienza di debuggare un codice o di interpretare un output inatteso.
  4. Sviluppa le soft skills: in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, le competenze umane sono più preziose che mai. La capacità di comunicare risultati complessi in modo semplice, il pensiero critico, il problem-solving e la collaborazione sono essenziali. Un modello predittivo eccezionale è inutile se non sai spiegare il suo valore al CEO.
  5. Non smettere mai di imparare: il campo dei dati è in costante evoluzione. Nuovi algoritmi, nuovi strumenti, nuove tecniche emergono continuamente. La curiosità e la voglia di aggiornarsi sono le tue migliori alleate per rimanere rilevante e competitivo.

In Data Masters, crediamo fermamente che una formazione pratica e orientata al mondo del lavoro sia la chiave del successo. I nostri percorsi sono progettati per fornirti non solo le competenze tecniche, ma anche la mentalità e gli strumenti per affrontare le sfide reali del settore. Non ti promettiamo la magia, ma gli strumenti per comprenderla e, perché no, crearla.

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Simone Truglia

AUTORE:Simone Truglia Apri profilo LinkedIn

Simone è un Ingegnere Informatico con specializzazione nei sistemi automatici e con una grande passione per la matematica, la programmazione e l’intelligenza artificiale. Ha lavorato con diverse aziende europee, aiutandole ad acquisire e ad estrarre il massimo valore dai principali dati a loro disposizione.