Se siete approdati su questo articolo, ci sono buone probabilità che siate sviluppatori con l’ennesima deadline che incombe, o data scientist alla ricerca disperata di potenza di calcolo per addestrare il vostro ultimo, rivoluzionario modello di machine learning. 

Nel mondo digitale di oggi la capacità di adattarsi, scalare ed innovare è fondamentale. Immaginate di lanciare un’applicazione che diventa improvvisamente popolare (il sogno di ogni sviluppatore!): il vostro server casalingo, con tutto il rispetto per il suo onorato servizio, probabilmente andrebbe in fumo nel giro di poche ore. 

Ecco, l’architettura cloud entra in gioco proprio per evitare questi scenari, offrendo un’infrastruttura flessibile, potente e spesso più economica di quanto si pensi. Per sviluppatori e data scientist, comprendere e sfruttare l’architettura cloud non è più un optional, ma una necessità strategica per rimanere competitivi.

Cos’è l’architettura cloud

Ma quindi cosa s’intende esattamente per “architettura cloud”? Semplificando, l’architettura cloud si riferisce alla progettazione e all’organizzazione di tutti i componenti tecnologici necessari per il cloud computing. Immaginatela come le fondamenta e la struttura portante di un grattacielo digitale: include server, reti, sistemi di storage, piattaforme di sviluppo, database ed applicazioni, tutti interconnessi e accessibili via internet. Non si tratta solo di server virtuali, ma di un sistema complesso e sofisticato che permette di erogare servizi digitali in modo efficiente e scalabile.

L’architettura del cloud computing definisce come questi componenti interagiscono tra loro per fornire risorse on-demand. Questo significa che, invece di acquistare e mantenere costosi server fisici che magari utilizzereste al 10% della loro capacità, potete noleggiare esattamente le risorse di cui avete bisogno, quando ne avete bisogno, e pagarle in base all’utilizzo. Questa flessibilità è resa possibile da tecnologie come la virtualizzazione, che permette di creare versioni virtuali di server, storage e reti, e dall’automazione, che gestisce gran parte delle operazioni di provisioning e manutenzione.

Perché sceglierla? I vantaggi per data scientist e sviluppatori

Perché uno sviluppatore o un data scientist dovrebbe preferire l’architettura cloud rispetto alle soluzioni tradizionali on-premise? I vantaggi dell’architettura cloud sono molteplici e particolarmente interessanti.

Per gli sviluppatori, il cloud è come un parco giochi hi-tech.

Vantaggio Descrizione
Scalabilità dinamica Con un’architettura cloud flessibile è possibile scalare le risorse (CPU, RAM, storage) in base al traffico.
Velocità di sviluppo e deployment Il cloud offre servizi gestiti che semplificano la complessità infrastrutturale, permettendo di concentrarsi sul codice e nuove funzionalità senza preoccuparsi della configurazione di server o dell’architettura di rete cloud.
Costi ottimizzati (Pay-as-you-go) Si passa da investimenti iniziali in hardware a un modello a consumo, pagando solo per l’utilizzo. Vantaggioso per startup e progetti con budget limitati.
Collaborazione semplificata Gli ambienti di sviluppo e test possono essere replicati e condivisi facilmente tra i membri del team, indipendentemente dalla loro posizione geografica.
Accesso a tecnologie innovative I provider cloud investono in ricerca e sviluppo, offrendo tecnologie all’avanguardia (AI/ML, IoT, blockchain) come servizi pronti all’uso.

 

Per i data scientist, il cloud è il paese dei balocchi, ma con molta più potenza di calcolo.

Vantaggio Descrizione
Potenza di calcolo On-Demand Addestrare modelli di deep learning complessi richiede una potenza computazionale che spesso va oltre le capacità di una workstation locale. Il cloud offre accesso a GPU e TPU ad alte prestazioni, scalabili in base alle necessità. 
Storage scalabile e flessibile L’architettura del cloud storage offre soluzioni praticamente illimitate e diversificate (object storage, file storage, data lake) per conservare ed accedere a grandi moli di dati in modo efficiente e sicuro.
Piattaforme di Data Science e ML gestite Servizi come Amazon SageMaker, Google AI Platform o Azure Machine Learning forniscono ambienti integrati per l’intero ciclo di vita del machine learning: dalla preparazione dei dati all’addestramento, al tuning degli iperparametri, fino al deployment e al monitoraggio dei modelli. 
Collaborazione e condivisione dei risultati Notebook condivisi, repository di dati centralizzati e dashboard interattive facilitano la collaborazione tra data scientist e la comunicazione dei risultati agli stakeholder.
Ecosistema di Strumenti e Servizi Il cloud offre un vasto ecosistema di database (SQL, NoSQL), strumenti di data warehousing, ETL e data visualization, tutti integrabili tra loro.


Insomma, che siate costruttori di software o esploratori di dati, l’architettura cloud vi fornisce gli strumenti, la potenza e la flessibilità per fare di più, più velocemente e, spesso, con meno mal di testa. Certo, ci sono delle curve di apprendimento e delle considerazioni sulla sicurezza e sui costi da non sottovalutare (ne parleremo), ma i benefici, se ben sfruttati, sono innegabili.

Come funziona l’architettura cloud

Fondamentalmente, l’architettura cloud si basa su una combinazione di componenti fisici e principi di progettazione software intelligenti che permettono di astrarre e gestire queste risorse fisiche in modo flessibile.

Il “motore” principale dietro il cloud è la virtualizzazione. Questa tecnologia permette di creare più macchine virtuali (VM) su un singolo server fisico. Ogni VM agisce come un computer indipendente, con il proprio sistema operativo, le proprie applicazioni e le proprie risorse (CPU, RAM, storage) allocate dinamicamente. Questo consente ai provider cloud di massimizzare l’utilizzo dell’hardware e di offrire risorse granulari ai clienti. Pensatela come un grande palazzo diviso in tanti appartamenti indipendenti: l’edificio è uno, ma ogni inquilino ha il suo spazio privato e personalizzabile.

Oltre alla virtualizzazione dei server, esiste anche la virtualizzazione dello storage , che permette di aggregare e gestire lo spazio su disco come un pool flessibile, l’architettura del cloud storage appunto, e la virtualizzazione della rete, che crea reti software-defined (SDN), per instradare il traffico in modo efficiente e sicuro, definendo l’architettura di rete cloud.

Il tutto è orchestrato da sofisticati software di gestione ed automazione. Questi sistemi si occupano del provisioning delle risorse, del bilanciamento del carico (per distribuire il traffico tra più server ed evitare sovraccarichi), del monitoraggio delle prestazioni e della gestione degli errori. L’obiettivo è creare un sistema resiliente ed auto-riparante, dove i fallimenti dei singoli componenti non compromettono il servizio complessivo. 

Perché l’architettura cloud è fondamentale per lo sviluppo software scalabile?

Per chi sviluppa software, la parola “scalabilità” è musica per le orecchie. Significa che la vostra applicazione può gestire un numero crescente di utenti o di richieste senza degradare le prestazioni. E qui, l’architettura cloud gioca un ruolo da protagonista assoluta.

Immaginate il metodo tradizionale: comprate un server. Se il traffico aumenta, il server arranca. Soluzione? Comprate un server più grosso (scalabilità verticale) o più server (scalabilità orizzontale). Entrambe le opzioni richiedono tempo, investimenti e configurazioni manuali. E se il picco di traffico è temporaneo? Vi ritrovate con hardware sottoutilizzato che continua a costare. Un incubo gestionale ed economico.

L’architettura cloud ribalta questo paradigma.

  1. Elasticità: Non solo potete scalare verso l’alto (aggiungere risorse), ma anche verso il basso (rilasciare risorse) automaticamente o con pochi click. Questo significa che l’infrastruttura si adatta dinamicamente al carico reale.  
  2. Scalabilità orizzontale facilitata: È molto più semplice aggiungere istanze virtuali di server e distribuirvi il carico tramite load balancer. Molti servizi cloud offrono funzionalità di auto-scaling che gestiscono questo processo automaticamente in base a metriche predefinite (es. utilizzo della CPU). 
  3. Servizi gestiti scalabili: Database, code di messaggi, sistemi di caching offerti come servizi cloud sono progettati nativamente per essere scalabili. 
  4. Architetture a microservizi: Il cloud è l’ambiente ideale per le architetture a microservizi, dove un’applicazione complessa è scomposta in tanti piccoli servizi indipendenti. Ogni servizio può essere scalato individualmente in base alle sue specifiche esigenze, ottimizzando l’uso delle risorse. Se il servizio di gestione utenti è sotto stress ma quello di notifiche è tranquillo, scalerete solo il primo.

Architettura cloud-native: come ottimizzare i flussi di lavoro in Data Science e sviluppo software

Se l’architettura cloud è la base, l’architettura cloud-native è l’evoluzione, il modo “giusto” di costruire e far girare applicazioni nel cloud per sfruttarne appieno il potenziale. Non si tratta solo di spostare le applicazioni esistenti nel cloud (il cosiddetto “lift and shift”), ma di progettarle fin dall’inizio pensando alle specificità e ai vantaggi dell’ambiente cloud.

I principi chiave dell’approccio cloud-native includono:

  1. Microservizi: Come accennato, scomporre le applicazioni in servizi più piccoli, indipendenti e specializzati. Questo migliora la manutenibilità, la testabilità e la scalabilità indipendente dei componenti. 
  2. Containerizzazione: Impacchettare l’applicazione e le sue dipendenze in unità isolate e portabili chiamate container. Kubernetes è poi l’orchestratore de facto per gestire questi container su larga scala. Questo garantisce coerenza tra gli ambienti di sviluppo, test e produzione e semplifica enormemente il deployment. 
  3. DevOps e CI/CD: Adottare pratiche DevOps per migliorare la collaborazione tra team di sviluppo ed operations. Implementare pipeline di CI/CD per automatizzare i processi di build, test e rilascio del software, rendendoli più rapidi ed affidabili. 
  4. Automazione: Automatizzare il più possibile, dal provisioning dell’infrastruttura alla gestione della configurazione, al monitoraggio e all’auto-riparazione.

Per gli sviluppatori, l’architettura cloud-native significa cicli di sviluppo più rapidi, rilasci più frequenti e meno rischiosi, e sistemi più resilienti. Significa poter sperimentare nuove idee velocemente e portare innovazione sul mercato più in fretta dei concorrenti che ancora combattono con infrastrutture monolitiche e processi manuali.

Per i data scientist, l’approccio cloud-native sta diventando sempre più centrale con l’evoluzione verso MLOps, che applica i principi DevOps all’intero ciclo di vita del machine learning. Questo si traduce nella possibilità di garantire la riproducibilità degli esperimenti attraverso la containerizzazione degli ambienti di training, assicurando così una coerenza nell’addestramento dei modelli.

Inoltre, è possibile creare pipeline di machine learning automatizzate che orchestrano la preparazione dei dati, l’addestramento, la validazione ed il deployment dei modelli in maniera fluida ed efficiente. Una volta che i modelli sono in produzione, è cruciale monitorarne le prestazioni e predisporre meccanismi di retraining automatico per contrastare il fenomeno del “model drift“.

Infine, l’utilizzo di container ed orchestratori offre una scalabilità notevole sia per la fase di addestramento su dataset di grandi dimensioni, sia per la fase di inferenza, permettendo di servire predizioni ad un numero elevato di utenti in modo efficiente.

I componenti fisici

Anche se parliamo di “cloud”, è importante ricordare che ci sono tonnellate di hardware reale e fisico. I provider di servizi cloud gestiscono enormi data center sparsi in tutto il mondo, pieni zeppi di:

 

Componente Fisico Descrizione
Server Rack di potenti server che ospitano macchine virtuali, container e servizi. Spesso customizzati per carichi di lavoro specifici.
Sistemi di storage Array di dischi rigidi, SSD ed altre tecnologie avanzate per l’architettura del cloud storage. Progettati per durabilità (replicazione su più dispositivi e data center), disponibilità e prestazioni elevate.
Apparati di rete Switch, router, load balancer e cavi in fibra ottica ad alta velocità che costituiscono l’architettura di rete cloud. Cruciali per connettere server, data center e fornire connettività a bassa latenza agli utenti finali.
Sistemi di alimentazione e raffreddamento Sistemi ridondanti di alimentazione e impianti di raffreddamento sofisticati, essenziali per garantire la continuità operativa dei data center che consumano molta energia e generano calore.


La bellezza del cloud è che, come utenti, non dobbiamo preoccuparci della gestione, manutenzione, aggiornamento o sostituzione di questo hardware. Possiamo concentrarci sul nostro core business, lasciando che siano i provider cloud a gestire la complessità fisica.

I principi dell’architettura cloud

Una buona architettura cloud non è solo un insieme di tecnologie, ma è guidata da principi di progettazione che ne garantiscono l’efficacia, la resilienza e l’efficienza. Ecco alcuni dei più importanti:

  1. Progettazione per il fallimento: Questo principio suona un po’ pessimista, ma è la base della resilienza nel cloud. Si parte dal presupposto che i singoli componenti (server, dischi, istanze di applicazioni) falliranno. L’architettura deve quindi essere progettata per gestire questi fallimenti in modo trasparente, senza impattare l’utente finale. 
  2. Elasticità e scalabilità: Ne abbiamo già parlato, ma è fondamentale. L’architettura deve potersi adattare dinamicamente alle variazioni del carico, scalando le risorse su e giù in modo automatico o con interventi minimi. 
  3. Separazione dei componenti: I componenti dell’applicazione dovrebbero essere il più possibile indipendenti l’uno dall’altro. Se il servizio di raccomandazioni ha un problema, non dovrebbe bloccare il servizio di login o il carrello degli acquisti. 
  4. Sicurezza a tutti i livelli: La sicurezza non è un optional da aggiungere alla fine, ma deve essere integrata in ogni strato dell’architettura: dalla sicurezza fisica dei data center alla sicurezza della rete, dei dati, delle applicazioni e della gestione delle identità e degli accessi. 
  5. Ottimizzazione dei costi: Il cloud offre il potenziale per risparmiare, ma richiede una gestione attenta dei costi. Questo include scegliere i tipi di istanze giusti, sfruttare le opzioni di pricing, monitorare i consumi e spegnere le risorse non utilizzate. L’architettura dovrebbe facilitare questa ottimizzazione. 

Sfruttare i servizi gestiti: Invece di reinventare la ruota installando e gestendo un database, una coda di messaggi o un sistema di caching, utilizzare i servizi gestiti offerti dal provider cloud. Questi servizi sono scalabili, resilienti e manutenuti dal provider, permettendovi di concentrarvi sulla logica applicativa.

Le tipologie di architettura cloud

Quando si parla di cloud, non esiste una soluzione unica che vada bene per tutti. A seconda delle esigenze di sicurezza, controllo, scalabilità e costi, si possono scegliere diverse tipologie di architettura cloud, o meglio, modelli di deployment. I principali sono il cloud pubblico, il cloud privato e il cloud ibrido, a cui si aggiunge spesso il concetto di multicloud.

Architettura di cloud pubblico: scalabilità per progetti di data science

Il cloud pubblico è il modello più comune e quello a cui la maggior parte delle persone pensa quando sente la parola “cloud”. In questo scenario, le risorse infrastrutturali (server, storage, reti) sono di proprietà e gestite da un provider terzo (come AWS, Microsoft Azure, Google Cloud Platform) e offerte al pubblico generale via internet. Si paga tipicamente a consumo (pay-as-you-go).

 

Vantaggio Descrizione
Scalabilità virtualmente illimitata I grandi provider hanno risorse immense, ideali per progetti di data science con picchi di elaborazione per addestramento modelli o analisi di dataset enormi.
Costi iniziali bassi Nessun investimento in hardware, si paga solo per l’utilizzo. Ottimo per startup e progetti sperimentali.
Ampia gamma di servizi Offerta vasta di servizi, da VM a piattaforme AI/ML, database specializzati, analytics, IoT. Strumenti come Google BigQuery, Amazon Redshift, Azure Synapse Analytics, SageMaker e Vertex AI sono facilmente accessibili per i data scientist.
Manutenzione ridotta Il provider gestisce l’infrastruttura fisica, permettendo agli utenti di concentrarsi sull’uso dei servizi.
Affidabilità e ridondanza geografica Data center multipli a livello globale consentono di creare applicazioni resilienti con bassa latenza per utenti in tutto il mondo.

 

Considerazioni:
  • Sicurezza e compliance: Anche se i provider offrono robusti strumenti di sicurezza, i dati risiedono su un’infrastruttura condivisa e gestita da terzi. Per settori con normative stringenti (es. finanziario, sanitario), questo può richiedere attente valutazioni e configurazioni specifiche per garantire la compliance.

  • Vendor Lock-in: Utilizzare massicciamente i servizi proprietari di un provider può rendere difficile la migrazione a un altro provider o il ritorno on-premise.

  • Prevedibilità dei costi: Il modello pay-as-you-go è flessibile, ma può portare a sorprese in fattura se i consumi non sono attentamente monitorati e controllati.

Per i data scientist, il cloud pubblico è spesso la scelta preferita, grazie alla sua impareggiabile capacità di fornire potenza di calcolo e storage on-demand, e all’accesso a strumenti specializzati. Immaginate di dover processare un dataset di immagini per un progetto di deep learning (se volete saperne di più, date un’occhiata al nostro corso sul deep learning): affittare un cluster di GPU per qualche ora o giorno è infinitamente più pratico ed economico che acquistarle.

Architettura di cloud privato per la sicurezza nelle applicazioni di sviluppo

Il cloud privato è, come suggerisce il nome, un ambiente cloud dedicato esclusivamente ad una singola organizzazione. L’infrastruttura può essere ospitata nel data center dell’organizzazione stessa oppure gestita da un provider terzo, ma sempre su hardware dedicato. L’organizzazione ha un controllo molto maggiore sull’infrastruttura e sulla sicurezza.

Vantaggio Descrizione
Maggiore controllo e sicurezza L’organizzazione ha il pieno controllo sull’hardware, sulle configurazioni di rete, sui protocolli di sicurezza e sulla localizzazione dei dati. Questo è cruciale per aziende con dati altamente sensibili o che devono rispettare normative molto rigide che impongono requisiti specifici sulla sovranità dei dati.
Personalizzazione L’infrastruttura può essere ottimizzata e personalizzata per le specifiche esigenze dell’azienda.
Prestazioni potenzialmente migliori Se l’infrastruttura è ben progettata e dedicata, può offrire prestazioni prevedibili ed ottimizzate per le applicazioni interne.

Considerazioni:
  • Costi elevati: Richiede un investimento iniziale significativo in hardware e software, oltre ai costi continui di gestione, manutenzione e personale specializzato.

  • Scalabilità limitata: La scalabilità è limitata dalla capacità dell’infrastruttura acquistata. Se serve più capacità, bisogna comprare e installare nuovo hardware, un processo molto meno agile rispetto al cloud pubblico.

  • Complessità di gestione: Richiede competenze interne per gestire l’intera infrastruttura cloud, dalla virtualizzazione allo storage, alla rete e alla sicurezza. Non è per tutti.

  • Minore agilità: L’introduzione di nuovi servizi o tecnologie può essere più lenta rispetto alla velocità con cui i provider di cloud pubblico innovano.

Per gli sviluppatori che lavorano su applicazioni che gestiscono dati estremamente sensibili (es. segreti industriali, dati finanziari critici, informazioni governative classificate), un cloud privato può offrire quel livello di isolamento e controllo che il cloud pubblico, nonostante le sue garanzie, potrebbe non soddisfare pienamente. Tuttavia, si perdono molti dei benefici di flessibilità e accesso ai servizi innovativi del cloud pubblico.

Architettura di cloud ibrido: ottimizzazione dei costi e flessibilità nelle applicazioni aziendali

L’architettura di cloud ibrido combina un cloud privato con uno o più servizi di cloud pubblico, permettendo ai dati e alle applicazioni di essere condivisi tra di essi. L’idea è di orchestrare i carichi di lavoro in modo che girino nell’ambiente più appropriato.

Vantaggio Descrizione
Flessibilità Si possono mantenere i dati sensibili e le applicazioni critiche nel cloud privato ed utilizzare il cloud pubblico per carichi di lavoro meno sensibili, per picchi di domanda, per lo sviluppo e test, o per accedere a servizi specifici (es. AI/ML, big data analytics) non disponibili on-premise.
Ottimizzazione dei costi Si può sfruttare la scalabilità ed il modello pay-as-you-go del cloud pubblico per gestire la variabilità della domanda, evitando di sovradimensionare il cloud privato.
Modernizzazione graduale Permette alle aziende con significativi investimenti on-premise di migrare al cloud in modo graduale, spostando prima i carichi di lavoro meno critici o sviluppando nuove applicazioni direttamente nel cloud pubblico.
Disaster recovery e business continuity Il cloud pubblico può essere usato come sito di disaster recovery per le applicazioni e i dati del cloud privato, offrendo una soluzione più economica e flessibile rispetto alla costruzione di un secondo data center fisico.

 

Considerazioni:
  • Complessità di gestione ed integrazione: Gestire ed orchestrare carichi di lavoro su ambienti eterogenei (privato e pubblico) può essere complesso. Richiede strumenti di gestione unificati, una solida strategia di rete per connettere i due ambienti in modo sicuro ed efficiente, e competenze specifiche.

  • Sicurezza della connessione: La connessione tra il cloud privato e quello pubblico deve essere sicura ed affidabile.

  • Coerenza dei dati: Garantire la coerenza dei dati tra i due ambienti può essere una sfida.

Il cloud ibrido è spesso la scelta pragmatica per molte aziende consolidate che vogliono modernizzare la propria infrastruttura IT senza abbandonare completamente gli investimenti esistenti o compromettere requisiti specifici di sicurezza e compliance.

Per uno sviluppatore, potrebbe significare sviluppare e testare una nuova funzionalità nel cloud pubblico, per poi deployare la versione di produzione su un ambiente più controllato. Per un data scientist, potrebbe significare mantenere i dati grezzi sensibili on-premise, ma inviare dati anonimizzati o aggregati al cloud pubblico per sfruttare gli strumenti di analisi.

Architettura multicloud per l’integrazione e la resilienza dei sistemi

L’architettura multicloud porta il concetto di diversificazione un passo avanti: invece di affidarsi ad un singolo provider di cloud pubblico, un’organizzazione utilizza servizi da due o più provider cloud pubblici differenti (es. una parte dell’applicazione su AWS, un’altra su Azure, e magari i database su Google Cloud). Attenzione a non confonderlo con il cloud ibrido: l’ibrido combina pubblico e privato, il multicloud combina più pubblici.

Vantaggio Descrizione
Evitare il vendor Lock-in Utilizzare più provider riduce la dipendenza da un singolo fornitore, offrendo maggiore potere contrattuale e flessibilità nel lungo termine. Se un provider cambia i prezzi o i termini di servizio in modo sfavorevole, si ha un’alternativa più accessibile.
Sfruttare i “Best-of-Breed” Ogni provider cloud ha i suoi punti di forza. AWS potrebbe eccellere in certi servizi IaaS, Azure potrebbe essere preferito per l’integrazione con l’ecosistema Microsoft, e GCP potrebbe offrire gli strumenti di AI/ML più avanzati per un caso d’uso specifico. Il multicloud permette di scegliere il servizio migliore per ogni specifica esigenza.
Maggiore resilienza e disponibilità Distribuendo le applicazioni su più cloud, si può mitigare il rischio di un downtime generalizzato di un singolo provider. Se un cloud ha un’interruzione, il traffico può essere reindirizzato (con la giusta architettura) verso un altro.
Ottimizzazione dei costi Confrontando i prezzi dei servizi tra i vari provider, si possono scegliere le opzioni più convenienti per specifici carichi di lavoro.
Compliance geografica Alcuni provider potrebbero avere data center in regioni specifiche richieste per la conformità normativa, permettendo di soddisfare requisiti di sovranità dei dati.

 

Considerazioni:
  • Complessità operativa elevatissima: Gestire risorse, identità, sicurezza e fatturazione su più piattaforme cloud differenti è estremamente complesso. Richiede strumenti di gestione multicloud sofisticati ed un team con competenze diversificate su tutte le piattaforme utilizzate.

  • Integrazione tra servizi: Far comunicare ed integrare servizi che risiedono su cloud diversi può essere difficile ed introdurre latenza.

  • Sicurezza consistente: Applicare policy di sicurezza uniformi e monitorare le minacce su più cloud è una sfida significativa.

  • Trasferimento dati: I costi di trasferimento dei dati da un cloud all’altro possono diventare proibitivi se non pianificati attentamente.

  • Formazione del personale: Il team deve essere formato su più piattaforme cloud, aumentando i costi e i tempi di formazione.

Il multicloud è una strategia potente ma più adatta ad organizzazioni grandi e mature, con esigenze specifiche che giustificano la complessità aggiuntiva. Per uno sviluppatore, potrebbe significare imparare le API e gli strumenti di più cloud. Per un data scientist, potrebbe implicare la scelta di una piattaforma specifica per l’addestramento di un modello (es. GCP per le TPU) e un’altra per il deployment o lo storage dei dati (es. AWS S3).

La scelta della giusta tipologia di architettura cloud dipende da una miriade di fattori: dimensione dell’azienda, budget, requisiti di sicurezza e compliance, competenze interne, e obiettivi di business. Non c’è una risposta “giusta” universale, ma una comprensione chiara dei vantaggi e svantaggi del cloud in ciascuna delle sue forme è il primo passo per una decisione informata. E ricordate, il cloud computing (per un ripasso, leggete il nostro articolo “Il cloud computing spiegato semplice”) è uno strumento: l’architettura è come lo si usa.

Come avviene la migrazione ad un’architettura cloud

La migrazione al cloud è un processo, non un interruttore da girare. E come ogni trasloco che si rispetti, richiede pianificazione, strategia e tanta pazienza.

Il processo di migrazione può essere suddiviso in diverse fasi, spesso riassunte nel modello delle “6 R”:

Strategia di Migrazione

Descrizione Vantaggi Svantaggi Esempio
Rehost (Lift and Shift) Prendere le applicazioni esistenti e spostarle così come sono su macchine virtuali nel cloud. Velocità Non si sfruttano appieno i benefici del cloud; si rischia di portare nel cloud gli stessi problemi on-premise. Spostare un server applicativo su una macchina virtuale EC2/Azure VM/GCE VM.
Replatform (Lift and Reshape/Tinker) Spostare le applicazioni nel cloud, apportando alcune ottimizzazioni per sfruttare meglio l’ambiente cloud (es. migrare a un database gestito, usare auto-scaling). Sfruttamento migliore del cloud rispetto al rehosting. Richiede un minimo di modifiche e test. Migrare un database da un server on-premise ad AWS RDS o Azure SQL.
Repurchase (Drop and Shop) Abbandonare la vecchia applicazione e passare a una soluzione SaaS nativa del cloud con funzionalità simili o migliori. Si delega la gestione dell’applicazione al provider SaaS. Potenziale perdita di personalizzazioni; necessità di migrare i dati. Passare da un CRM locale a Salesforce o Dynamics 365.
Refactor/Rearchitect Modificare significativamente l’architettura dell’applicazione per renderla cloud-native (es. microservizi, container, servizi PaaS). Massimizza agilità, scalabilità e resilienza. Complesso e costoso; richiede un investimento notevole. Riscrivere un’applicazione monolitica in microservizi usando Docker e Kubernetes.
Retire Rendersi conto che alcune applicazioni non sono più necessarie o possono essere consolidate e quindi spegnerle. Riduzione dei costi e della complessità. Richiede un’analisi accurata del portafoglio applicativo. Disattivare un vecchio sistema di reporting non più utilizzato.
Retain Alcune applicazioni rimangono on-premise per motivi di compliance, costi o complessità/rischio di migrazione. Si parla di architetture ibride. Permette di gestire requisiti specifici e di non dover migrare tutto. Richiede la gestione di un ambiente ibrido complesso. Mantenere un data warehouse on-premise per via di normative stringenti.

La progettazione dell’architettura cloud per la migrazione inizia con una fase di valutazione:

  • Discovery: Capire cosa si ha on-premise (inventario delle applicazioni, dipendenze, infrastruttura).
  • Analisi: Valutare ogni applicazione per decidere la strategia di migrazione più appropriata (una delle 6 R).
  • Pianificazione: Definire le priorità, i costi, i tempi, i team coinvolti e i rischi.

Poi si passa all’esecuzione della migrazione, che può avvenire per fasi (es. prima le applicazioni meno critiche o quelle che beneficiano maggiormente del cloud). È fondamentale testare accuratamente le applicazioni migrate prima di dismettere i sistemi on-premise. Infine, una volta nel cloud, inizia la fase di ottimizzazione continua: monitorare le prestazioni, i costi, la sicurezza e affinare l’architettura per sfruttare al meglio le capacità del cloud.

Quando implementarla?

La domanda “quando implementare un’architettura cloud?” non ha una risposta univoca, ma ci sono diversi trigger e considerazioni che possono spingere un’organizzazione o un team a intraprendere questo percorso.

Per le startup ed i nuovi progetti

La risposta è quasi sempre “subito!”. Partire direttamente con un’architettura cloud (magari cloud-native) offre un vantaggio competitivo enorme in termini di velocità di sviluppo, scalabilità e costi iniziali contenuti.

Per le aziende esistenti

È giunto il momento di considerare seriamente l’adozione di un’architettura cloud? Diversi segnali possono indicare questa necessità. Prima di tutto, la fine vita dell’hardware e del software on-premise, con i conseguenti costosi aggiornamenti, rappresenta un’opportunità ideale per valutare il cloud come alternativa più moderna ed efficiente.

Inoltre, se la vostra azienda si trova ad affrontare esigenze di scalabilità improvvise o stagionali, come picchi di domanda difficili da gestire con l’infrastruttura attuale, pensiamo ad esempio all’e-commerce o ai servizi di streaming durante eventi live, il cloud offre quella scalabilità elastica di cui avete bisogno.

L’espansione geografica verso nuovi mercati globali è un altro forte incentivo. Il cloud mette a disposizione data center distribuiti in tutto il mondo, consentendovi di deployare le vostre applicazioni vicino agli utenti finali, garantendo bassa latenza senza la necessità di costruire infrastrutture fisiche in ogni paese.

La necessità di innovazione rapida è cruciale in un mercato competitivo. Se i vostri concorrenti lanciano nuove funzionalità velocemente o se desiderate sfruttare tecnologie emergenti come AI/ML e IoT, il cloud vi offre un accesso immediato a questi strumenti, accelerando i vostri cicli di innovazione, un aspetto particolarmente rilevante per i team di data science desiderosi di sperimentare con nuovi algoritmi e piattaforme.

Anche la pressione sui costi può essere un fattore determinante. Se la gestione dell’infrastruttura on-premise sta diventando troppo onerosa, il modello pay-as-you-go del cloud, gestito con attenzione, può portare a significativi risparmi.

Non dimentichiamo il disaster recovery e la business continuity. Se la vostra azienda non dispone di un piano di ripristino efficace o se implementarlo on-premise risulta troppo costoso, il cloud offre soluzioni più accessibili e flessibili per garantire la continuità operativa.

Infine, eventi come acquisizioni e fusioni possono rendere l’adozione del cloud una soluzione strategica per semplificare l’integrazione di sistemi IT eterogenei. E per le aziende con obiettivi di sostenibilità, i grandi provider cloud investono in energie rinnovabili e data center efficienti, contribuendo al raggiungimento di tali obiettivi ambientali.

Ricordate, la decisione di implementare un’architettura cloud deve basarsi su chiare esigenze di business e su una solida analisi costi-benefici. Non è una moda passeggera, ma una scelta strategica per supportare gli obiettivi della vostra organizzazione.

Come si diventa un architetto cloud?

L’architetto cloud (Cloud Architect) è una figura professionale sempre più richiesta e di grande responsabilità. È colui o colei che progetta, implementa e gestisce le soluzioni cloud per un’organizzazione, assicurandosi che siano sicure, scalabili, resilienti ed economicamente efficienti. Non è un ruolo da improvvisare, ma un percorso che richiede un mix di competenze tecniche, strategiche e comunicative.

Un Cloud Architect deve avere una profonda comprensione dei servizi offerti dai principali provider (AWS, Azure, GCP sono i “big three”), delle diverse tipologie di architettura cloud (pubblico, privato, ibrido, multicloud), dei principi di progettazione (design for failure, loose coupling, ecc.) e delle tecnologie abilitanti (virtualizzazione, container, orchestrazione, networking, storage, database, sicurezza).

Oltre alle competenze tecniche, un bravo Cloud Architect deve prima di tutto comprendere le esigenze di business, traducendo i requisiti aziendali in soluzioni tecniche efficaci nel cloud. Non si tratta di usare l’ultima novità tecnologica, ma di risolvere problemi concreti e generare valore per l’organizzazione. È fondamentale possedere una visione strategica, pensando al futuro e progettando architetture flessibili e pronte all’evoluzione.

Un altro aspetto cruciale è la comunicazione: saper spiegare concetti tecnici complessi a persone non tecniche, come manager e clienti, documentare chiaramente le architetture e collaborare efficacemente con team di sviluppo, operations e sicurezza. La gestione dei costi è un’abilità imprescindibile, progettando soluzioni performanti ma anche economicamente sostenibili. La sicurezza deve essere una priorità costante in ogni fase progettuale.

Infine, un architetto cloud deve avere ottime capacità di problem solving per affrontare e risolvere le sfide che inevitabilmente emergono in sistemi complessi. Questo ruolo richiede un apprendimento continuo, data la rapida evoluzione del mondo cloud, con nuove tecnologie e best practice in costante aggiornamento.

Come diventare architetti cloud: i consigli di Data Masters per la tua carriera

Se la sfida vi alletta, ecco qualche consiglio da parte nostra per intraprendere la carriera di architetto cloud:

  1. Costruisci Solide Basi Tecniche

    • Networking: Comprendere a fondo i concetti di rete (TCP/IP, DNS, routing, firewall, VPN) è fondamentale. L’architettura di rete cloud è complessa.
    • Sistemi operativi: Avere familiarità con Linux e Windows Server.
    • Virtualizzazione e container: Capire come funzionano la virtualizzazione (VMware, KVM) e i container (Docker, Kubernetes).
    • Storage e database: Conoscere le diverse tipologie di storage (object, block, file) e database (SQL, NoSQL). L’architettura del cloud storage e quella dei database sono pilastri.
    • Sicurezza informatica: Principi di cybersecurity, gestione delle identità, crittografia.
    • Programmazione/Scripting: Non devi essere uno sviluppatore hardcore, ma conoscere almeno un linguaggio di scripting (Python, Bash) o di programmazione è utilissimo per l’automazione (Infrastructure as Code con strumenti come Terraform o CloudFormation).

  2. Specializzati su una o più piattaforme cloud
    Per iniziare il tuo percorso come Cloud Architect, scegli una delle principali piattaforme cloud come AWS, Microsoft Azure o Google Cloud Platform, basando la tua decisione sui tuoi interessi o sulle richieste del mercato. Successivamente, immergiti nello studio della documentazione ufficiale, segui tutorial pratici e, cosa fondamentale, esegui esperimenti diretti sfruttando i livelli gratuiti offerti da molti provider.

  3. Ottieni certificazioni cloud
    Le certificazioni rappresentano un valido strumento per dare struttura al proprio percorso di apprendimento, convalidare le competenze acquisite e, non meno importante, catturare l’attenzione dei selezionatori di personale. Pur non essendo l’unico elemento determinante, costituiscono un indubbio vantaggio nel panorama professionale.

    Un approccio consigliabile è quello di iniziare con le certificazioni di livello base o “associate”, per poi progredire gradualmente verso quelle di livello professionale o “expert”, consolidando così la propria expertise nel settore cloud.

  4. Fai esperienza pratica
    L’esperienza pratica è insostituibile per chiunque aspiri a padroneggiare l’architettura cloud. Cercare attivamente opportunità per partecipare a progetti cloud, anche di modeste dimensioni o a livello personale, rappresenta un passo fondamentale. Parallelamente, la creazione di ambienti di laboratorio individuali permette di sperimentare concretamente con i molteplici servizi cloud disponibili e di mettersi alla prova nella risoluzione di problematiche reali.

    Per gli sviluppatori, questo significa iniziare a concepire le proprie applicazioni in ottica cloud-native, sfruttando i paradigmi e i servizi specifici offerti dall’ambiente cloud.

    I data scientist, invece, dovrebbero dedicarsi all’esplorazione delle piattaforme di Machine Learning e degli strumenti per la gestione dei big data disponibili nel cloud. Acquisire una comprensione approfondita di carichi di lavoro specializzati, come quelli richiesti dal deep learning, può rappresentare un notevole vantaggio competitivo.

  5. Rimani curioso e continua ad imparare
    Il cloud è un ambiente in costante mutamento: rimanere aggiornati è cruciale. Ciò implica la lettura di blog specializzati, la partecipazione a webinar e community online, e la sperimentazione diretta con le ultime tecnologie. La curiositàIntellettuale è la bussola che guida in questo panorama dinamico.

    Approfondire le specificità dell’architettura cloud di fornitori come AWS, Azure e GCP, comprendendo le loro differenze e peculiarità, è fondamentale. Allo stesso modo, seguire l’evoluzione dell’architettura cloud-native e il suo impatto sul ciclo di vita dello sviluppo software permette di rimanere all’avanguardia in un settore in rapida trasformazione.

  6. Networking/Eventi
    Connettiti con altri professionisti del mondo cloud, partecipa a meetup e conferenze. Imparare dagli altri e condividere le proprie esperienze è prezioso.

In Data Masters crediamo fermamente nel potere della formazione e della condivisione della conoscenza. Speriamo che questo lungo excursus sull’architettura cloud ti sia stato utile e, perché no, ti abbia ispirato. Che tu sia uno sviluppatore che cerca di scalare la sua app, un data scientist affamato di GPU, o un aspirante Cloud Architect, il cloud ha qualcosa da offrire a tutti.

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Simone Truglia

AUTORE:Simone Truglia Apri profilo LinkedIn

Simone è un Ingegnere Informatico con specializzazione nei sistemi automatici e con una grande passione per la matematica, la programmazione e l’intelligenza artificiale. Ha lavorato con diverse aziende europee, aiutandole ad acquisire e ad estrarre il massimo valore dai principali dati a loro disposizione.