Il prerequisito essenziale di ogni professionista nel 2025, è conoscere e saper utilizzare l’intelligenza artificiale, infatti sono ormai superati i tempi in cui questo era solo un vantaggio – sicuramente non trascurabile ma non ancora una discriminante -. Dalla sanità alla manifattura, dalla logistica alla pubblica amministrazione, l’adozione dell’AI è ormai trasversale e permea tutti i settori lavorativi. Tuttavia, mentre la tecnologia corre veloce, le competenze umane ancora faticano a tenere il passo e le aziende si trovano a dover affrontare una doppia sfida: da un lato individuare quali skill sono davvero rilevanti per i propri obiettivi strategici, dall’altro reperire figure professionali che le possiedono e che siano in grado di applicarle in contesti produttivi reali.

Facciamo, quindi, un’analisi approfondita su quali sono le competenze tecniche più richieste in ambito AI nel 2025, come stanno evolvendo i ruoli professionali legati a questo settore e come le aziende possono attrezzarsi per colmare lo skill gap sempre più evidente.

Il contesto: perché le competenze AI sono diventate cruciali

L’Intelligenza Artificiale ha ormai ampiamente superato la soglia della sperimentazione: oggi è diventata un motore fondamentale per l’innovazione aziendale e i sistemi basati sull’AI non sono più confinati tra le mura di laboratori R&D ma sono arrivati al centro dei processi decisionali, delle catene di produzione e delle interazioni con i clienti.

Secondo il report McKinsey “State of AI 2024”, l’80% delle aziende prevede di integrare soluzioni AI generativa entro il 2025, ma questo dato di scontra con la realtà: più della metà dei manager intervistati ha dichiarato che i propri team non possiedono ancora le competenze tecniche necessarie per implementare e mantenere tali tecnologie. Questa assenza di equilibrio e incontro tra bisogno (o domanda) e disponibilità effettiva di competenze (o offerta), crea una vera e propria emergenza strategica.

Ciò è dovuto al fatto che ggi non si tratta solo di sapere come funziona un algoritmo, ma un professionista AI deve comprendere l’intero ciclo di vita di un progetto, dalla raccolta dati alla messa in produzione, dall’ottimizzazione dei modelli alla gestione dei rischi etici e legali. Le competenze richieste sono tecniche, certo, ma al contempo anche architetturali, progettuali e comunicative.

Le competenze tecniche fondamentali nel 2025

1. Machine Learning e Deep Learning

Il vero motore di ogni sistema di intelligenza artificiale risiede nella sua capacità di imparare dai dati ed è proprio questa capacità che determina il valore di un professionista del settore. Ecco perché oggi le aziende non cercano semplicemente esperti che sappiano creare modelli isolati, ma professionisti in grado di sviluppare pipeline complete di machine learning.

Questo significa saper selezionare l’algoritmo più adatto al problema, configurare correttamente i processi di cross-validation, garantire il giusto equilibrio nei dataset, affinare i parametri per prestazioni ottimali, tenere sotto controllo le metriche chiave e dare un senso concreto ai risultati ottenuti.

Nel campo del deep learning, invece, le competenze richieste si ampliano ulteriormente. È fondamentale saper utilizzare con consapevolezza architetture sofisticate: reti neurali convoluzionali (CNN) per la visione artificiale, reti ricorrenti (RNN) per elaborare sequenze di dati, e l’architettura Transformer per l’elaborazione del linguaggio naturale e lo sviluppo di agenti autonomi. Sempre più apprezzata, inoltre, è l’esperienza consolidata con sistemi di addestramento distribuito e il saper padroneggiare librerie specializzate come PyTorch Lightning, Hugging Face Transformers e Keras.

2. MLOps & AI Engineering

Poiché il modello matematico non rappresenta più il traguardo finale del processo di sviluppo, le aziende cercano soluzioni di intelligenza artificiale che possano operare efficacemente in contesti reali e complessi. Questa evoluzione ha generato una crescente richiesta di competenze in MLOps, una disciplina che fonde sapientemente lo sviluppo software tradizionale con le metodologie specifiche per la gestione dei modelli di machine learning.

In questo nuovo panorama, diventa essenziale padroneggiare strumenti di containerizzazione come Docker, piattaforme di orchestrazione come Kubernetes, pipeline di integrazione e distribuzione continua (CI/CD) per automatizzare i deployment, e sistemi avanzati di monitoraggio come Prometheus, Grafana ed Evidently AI. I professionisti che hanno familiarità con framework specializzati come MLflow, Data Version Control (DVC) o Amazon SageMaker godono di un concreto vantaggio competitivo sul mercato del lavoro, poiché possiedono le competenze necessarie per trasformare un modello teorico in un prodotto funzionante e scalabile.

3. LLM e Generative AI

Con l’ascesa dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), è stata completamente  rivoluzionata l’interazione uomo-macchina e questo ha portato le aziende a cercare figure in grado di gestire fine-tuning di modelli open source, progettare sistemi RAG (Retrieval-Augmented Generation), utilizzare embedding semantici, creare agenti specializzati e implementare sistemi AI agentici per l’automazione.

LangChain, LlamaIndex, Pinecone, Weaviate, ChromaDB sono solo alcuni degli strumenti con cui oggi è richiesto avere familiarità, in quanto essenziali per sviluppare soluzioni scalabili, intelligenti e personalizzate.

4. Data Engineering

Una pipeline AI efficace si basa su dati di qualità, perciò senza informazioni affidabili, accurate e pertinenti, anche il modello più sofisticato produrrà inevitabilmente risultati inaffidabili. Ecco perché le aziende ricercano con insistenza professionisti capaci di estrarre, trasformare e validare grandi volumi di dati in tempo reale.

Quindi padroneggiare SQL avanzato, Apache Spark, Airflow e strumenti specifici per il controllo della qualità dei dati e la tracciabilità della loro provenienza (data lineage) non è più un’opzione, ma una necessità imprescindibile.

Queste competenze permettono di costruire le fondamenta su cui poggia l’intero edificio dell’intelligenza artificiale aziendale. Ancor più se si considera che oggi la governance dei dati sta assumendo un’importanza crescente, sia per garantire la conformità alle normative vigenti (come il GDPR europeo e il nuovo AI Act) sia per assicurare che i modelli di intelligenza artificiale mantengano tracciabilità e integrità durante tutto il loro ciclo di vita, caratteristiche fondamentali per guadagnare e mantenere la fiducia degli utenti e degli stakeholder.

 

5. Prompt Engineering e AI Literacy

Oramai è chiaro che l’interazione efficiente con i modelli generativi richieda skill nuove, come il Prompt Engineering che non è più un’arte empirica, ma una competenza tecnica che incide sulla qualità del risultato, sulla performance del modello e sulla soddisfazione dell’utente finale.

Non c’è più dubbio che sia particolarmente utile e rilevante nel mercato del lavoro, saper progettare prompt multi-turn, utilizzare funzioni di controllo come system prompt, few-shot learning e ragionamento step-by-step, insieme all’AI Literacy (la comprensione delle logiche, dei limiti e dei rischi dell’intelligenza artificiale) come nuova soft skill richiesta.

Le soft skill che fanno la differenza

Al di là delle competenze tecniche, i professionisti AI più ricercati e di successo sono quelli in grado di comunicare valore, influenzare decisioni e guidare il cambiamento. Difatti le aziende cercano persone per i propri team che sappiano:

  • Tradurre i risultati dei modelli in insight utili, creando storytelling persuasivi, accessibili anche a stakeholder non tecnici.
  • Collaborare efficacemente in team multidisciplinari, lavorando a fianco di product manager, designer, business analyst e devops.
  • Adattarsi rapidamente: imparare nuovi framework, integrare nuovi strumenti, capire come i modelli si evolvono.
  • Assumersi la responsabilità etica: comprendere i bias, monitorare gli output, segnalare rischi e agire con consapevolezza normativa.

Possiamo affermare con certezza che chi possiede queste competenze trasversali ha maggiori probabilità di crescere in contesti aziendali dinamici e tech-driven.

Come le aziende selezionano i profili AI nel 2025

Il processo di selezione non è più come quello di una volta, perché ora i CV perfetti non bastano. Le aziende che investono seriamente in AI scelgono di adottare sistemi di talent profiling per valutare al meglio:

  • La capacità di lavorare su use case reali, tramite progetti applicati e simulazioni di scenario
  • L’allineamento tra le skill tecniche e i bisogni del team (linguaggi, framework, ambienti cloud, toolchain)
  • L’autenticità delle competenze: è sempre più frequente l’utilizzo di assessment adattivi, test tecnici, hackathon selettivi e interviste simulate

Strumenti come Data Masters Brain, rendono questo processo più oggettivo e replicabile più e più volte. In questo caso specifico, l’AI viene utilizzata non solo per analizzare i profili dei candidati, ma per abbinare questi profili alle offerte aziendali più adatte, migliorando il time-to-hire e la qualità del processo di assunzione.

Conclusione

Guardando al prossimo futuro, ciò che realmente segnerà il confine tra le aziende pioniere dell’innovazione e quelle costrette a rincorrere il cambiamento non sarà tanto la tecnologia in sé, quanto la capacità di costruire attorno ad essa un ecosistema di talenti eccellenti. Nel 2025, infatti, il vero vantaggio competitivo si misurerà nell’abilità di individuare, assumere e mantenere nel tempo i migliori professionisti nel campo dell’intelligenza artificiale.

Per i professionisti, questa evoluzione implica la necessità di investire costantemente in percorsi di formazione continua e nella costruzione di portfolio concreti che dimostrino competenze applicate in contesti reali. Non basterà più vantare certificazioni teoriche, ma sarà fondamentale dimostrare la capacità di risolvere problemi complessi attraverso l’applicazione pratica delle tecnologie di intelligenza artificiale.

Per le aziende, invece, questa nuova realtà si traduce nell’imperativo di dotarsi, non solo di infrastrutture tecnologiche all’avanguardia, ma anche di strategie di recruiting e talent management basate sui dati. Solo adottando approcci data-driven per la selezione, la formazione e la fidelizzazione dei talenti, le aziende potranno costruire team realmente “AI-ready”.

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AUTORE:Data Masters Apri profilo LinkedIn

Data Masters è l’AI Academy italiana che offre percorsi di formazione nei settori della Data Science, del Machine Learning e dell’Intelligenza Artificiale. I nostri corsi di formazione sono progettati per applicare immediatamente l’Intelligenza Artificiale in ogni settore lavorativo e accompagnare aziende e professionisti in percorsi di upskilling e reskilling.