Una sensazionale novità sta per scuotere il mondo giuridico: un chatbot, basato su Gpt-3, apparirà in tribunale il mese prossimo per aiutare un imputato a contestare una multa.
Questo applicativo rappresenta un ulteriore passo verso l’esplorazione delle potenzialità legate agli strumenti di Intelligenza Artificiale.
Dietro l’assistente legale intelligente c’è l’azienda tech DoNotPay. Il CEO, Joshua Browder, afferma che il sistema, collegato ad uno smartphone, è in grado di ascoltare le discussioni nell’aula del tribunale, rielaborare le informazioni captate e trasmettere le argomentazioni legali all’imputato tramite cuffie wireless o bluetooth. Il tutto in tempo reale.
Secondo il fondatore l’obiettivo finale dell’applicativo sarà quello di rendere la rappresentanza legale gratuita e accessibile a tutti.
Questa soluzione, tuttavia, solleva molte domande su come l’Intelligenza Artificiale possa essere utilizzata in concreto nei contesti giudiziari. La problematica principale riguarda il fatto che gli smartphone, così come i dispositivi dotati di connessione Internet, sono vietati durante questi procedimenti in molti paesi e giurisdizioni a livello globale. Ma per il fondatore la possibilità di testare il chatbot in un aula di un tribunale potrebbe creare un precedente in grado di incoraggiare il sistema a cambiare, aprendosi a questo tipo di novità.
La capacità di prendere decisioni strategiche o leggere il linguaggio del corpo rimangono appannaggio degli avvocati in carne ed ossa. Tuttavia l’applicativo DoNotPay potrebbe fornire assistenza legale in cause di entità minore, dove non è obbligatoria la presenza di un avvocato difensore. In linea con l’obiettivo ambizioso dichiarato dal suo CEO: sfruttare l’AI per aiutare quell’80% di imputati che negli Stati Uniti non possono accedere all’assistenza legale.