La metamorfosi del coding

English is the new programming language“. Jensen Huang, CEO di Nvidia, l’ha anticipato a metà del 2024, immediatamente seguito da altri autorevoli esponenti del mondo dell’IA generativa (Andej Karpathy, per dirne uno). A distanza di più di un anno da quella uscita che suscitò scalpore e in alcuni indignazione, possiamo dire che Huang ci aveva visto giusto.

Gli strumenti AI sono passati dall’auto-completamento a qualcosa di molto più ambizioso: pair programmer digitali che capiscono il contesto del progetto, generano funzionalità intere e gestiscono task complessi in autonomia.

Oggi puoi descrivere un bug a parole, e l’AI lo analizza, lo corregge, scrive il test e apre la pull request. Puoi scrivere “ottimizza questa funzione” nel terminale e ritrovarti il codice riscritto. GitHub Copilot, Cursor, Claude Code: questi strumenti sono già nei nostri IDE e nelle nostre CLI, e stanno ridefinendo il rapporto tra sviluppatore e macchina.

In questo articolo vediamo come questi tool funzionano, cosa li differenzia, e come stanno cambiando il lavoro di chi scrive software ogni giorno.

Perché oggi cambia tutto

Diciamoci la verità: tutti gli sviluppatori ad un certo punto della propria vita hanno usato o usano l’AI per essere supportati nei propri task di sviluppo. E mentre ci sono opinioni discordanti sull’efficacia di questi strumenti nell’aumento della produttività (famoso un autorevole studio di Stanford secondo cui l’AI aumenta la produttività degli sviluppatori in molti casi ma non in tutti i casi), pensare di continuare il proprio lavoro da sviluppatore come nel 2022, e cioè ignorando l’esistenza dell’IA generativa, equivale ad ignorare l’elefante nella stanza. 

Cursor è un editor che non ha aggiunto l’AI dopo: ci è nato dentro. GitHub Copilot ormai è ovunque – nell’IDE, nel browser, nel terminale – e lavora con il contesto del tuo repository, non con snippet generici. Ma la novità sono gli agenti da terminale. Claude Code vive nella tua shell: legge il codice, esegue comandi, fa commit, apre PR. Tutto partendo da una frase. OpenAI Codex fa qualcosa di simile, con l’aggiunta dei file AGENTS.md per dare istruzioni persistenti all’agente. Amazon ha risposto con Amazon Q, che si aggancia ad AWS e ti aiuta a diagnosticare, generare, trasformare codice legacy — il tipo di lavoro che nessuno vuole fare a mano.

E poi c’è il fronte locale. Ollama ti permette di scaricare Codellama e farlo girare sul tuo portatile. Mistral ha tirato fuori Devstral, modelli di coding che funzionano offline, più un CLI agent chiamato Vibe (sì, come il termine vibe coding). Tradotto: non sei più obbligato a mandare il tuo codice a un server remoto.

Il collante di tutto questo si chiama MCP, Model Context Protocol. È uno standard che permette agli agenti di accedere a contesti esterni — documenti, ticket, chat — e di interoperare: copilot che legge la tua documentazione, oppure un agente in CI che consulta Jira prima di agire. Roba che un anno fa sembrava demo da keynote, oggi è configurabile sui nostri laptop.

Il punto è che ogni sviluppatore può costruirsi una squadra di assistenti su misura, che siano in cloud o locale, su IDE o su terminale, closed o open source. 

Le novità che stanno sbloccando la produttività sono più di semplici mode: sono il risultato di piattaforme nativamente AI e di protocolli aperti. Ad esempio Google Cursor è un code editor AI-native progettato fin dall’origine per sfruttare le capacità dei grandi modelli su tutto il progetto. GitHub Copilot (nell’IDE, sul web e persino nel terminale) porta potenza e contesto del tuo repo direttamente nella tua sessione di coding.

La parte che conta: il workflow

Use case 1: TDD con GitHub Copilot (feature da sviluppare)
Devi aggiungere un filtro avanzato di ricerca sul prodotto su cui stai lavorando. Invece di scrivere il solito boilerplate di test, apri Copilot Chat: “Scrivi un test che verifichi la filtrazione dei risultati per nome utente”. Esce una bozza completa. Aggiusti un paio di assert, chiedi di implementare la funzione, e in dieci minuti hai codice e test. Copilot genera test anche per il codice che scrive lui — il che è comodo, ma anche leggermente inquietante. Ovviamente controlli tutto. Non sei un pazzo. Il codice generato va letto, capito, e spesso aggiustato — l’AI non conosce il contesto di business, le convenzioni del team, quel bug oscuro che vi ha fatto perdere un weekend sei mesi fa. Il punto però è un altro: il tempo che prima spendevi a scrivere test ripetitivi, setup, teardown, mock, ora lo spendi a ragionare sulla logica, sui casi limite, su quello che conta davvero.

La PR arriva già con test di copertura. Chi deve fare review trova codice testato, non un “poi aggiungo i test” che diventa mai. E questo cambia la dinamica: meno ping-pong, meno frustrazione, merge più veloci.

Use case 2: Code review automatizzata con Claude Code (PR in arrivo)
Arriva una pull request. Potresti leggerla riga per riga, tenere aperti cinque file, ricostruire mentalmente il flusso, cercare di capire se quel cambio rompe qualcosa tre cartelle più in là. Oppure puoi lanciare Claude Code con: “Analizza questa PR per errori logici, duplicazioni, problemi di stile. Suggerisci fix.”

L’agente legge il diff, lo confronta con il resto del codebase, e ti restituisce un’analisi: qui c’è un possibile memory leak, questa funzione è duplicata, questo nome di variabile non segue le convenzioni. Propone patch. Alcune sono ottime, altre discutibili — esattamente come i suggerimenti di un collega umano, solo più veloci.

Accetti quello che ha senso, scarti il resto. Poi chiedi: “Genera test per coprire il nuovo codice.” Claude Code guarda cosa manca, scrive i test, ti dice dove la coverage è debole. Tu revisioni, aggiusti, mergi.

Tempo totale: una frazione di quello che avresti speso a fare il detective nel diff. Il codice è più solido, la review è più profonda (perché ti sei concentrato sui punti critici invece di perderti nei dettagli), e hai ancora energia mentale per il prossimo task.

Use case 3: Refactoring legacy con Cursor (codebase complicata)
Il cliente ha un monolite Python/Java con centinaia di file. Devi estrarre il modulo di autenticazione e farlo diventare un servizio separato. È il tipo di lavoro che ti fa rivalutare le tue scelte di carriera: rinominare, spostare, aggiornare import, pregare di non aver rotto nulla.

Apri Cursor, che indicizza tutto il repository e tiene in memoria la struttura del progetto. Chiedi: “Estrai il modulo auth e aggiorna tutti gli import.” L’agente analizza le dipendenze, capisce quali file toccano l’autenticazione, propone modifiche su 50+ file. Non è magia: è pattern matching su larga scala, ma fatto in minuti invece che in giorni.

Tu revisioni i diff uno per uno. Alcuni cambiamenti sono perfetti, altri vanno aggiustati — magari l’agente ha rinominato qualcosa che non doveva, o ha toccato un file che preferivi lasciare in pace. Rigetti, correggi, approvi, committi. 

Quello che sarebbe stato un mese di lavoro diventa un pomeriggio. Con meno errori, perché i refactoring manuali su codebase legacy sono una fabbrica di bug — e il cervello umano alle 17:30 del venerdì non è esattamente al massimo della precisione.

Use case 4: Rilascio sicuro e DevOps (release e security)
Il codice è pronto, i test passano, il deploy è vicino: il sogno di tutti i product manager. Puntualmente infranto: scopri un problema che avresti dovuto vedere tre settimane fa.

Selezioni gli snippet sospetti — quel form handler scritto di fretta, quella query costruita con concatenazione di stringhe e chiedi a Copilot: “Cerca vulnerabilità OWASP, suggerisci fix.” Trova un possibile XSS, ti dice di usare textContent invece di innerHTML. Segnala un’iniezione SQL potenziale. Cose che sapevi già, in teoria, ma che in pratica sfuggono quando hai la testa su dieci task diversi.

In CI, Amazon Q Developer fa un’altra passata automatica: anti-pattern, vulnerabilità, codice duplicato, suggerimenti di ottimizzazione. Non sostituisce un audit di sicurezza vero, ma alza il livello base. Trova le cose ovvie prima che le trovi qualcun altro in produzione.

Per le performance, fai girare i benchmark, guardi i numeri, e chiedi suggerimenti su query lente o logica inefficiente. Ogni proposta passa dai test automatici e dalla revisione umana. L’AI accelera la scoperta dei problemi, ma la decisione finale – mergiare o no? – resta tua. Come deve essere.

Mappa degli strumenti (e quando usarli)

Strumento Quando usarlo
GitHub Copilot (IDE) Completamento e generazione di codice dentro l’editor. Velocizza la scrittura di funzioni, routine, boilerplate.
GitHub Copilot Chat Conversazioni su task complessi: generare test, spiegare codice, debuggare. Disponibile in IDE e su GitHub.
Copilot CLI Agente nel terminale. Per modifiche al codice, script, PR automatiche. Utile per automazione e flussi DevOps.
Google Cursor IDE Editor AI-native con contesto su tutto il progetto. Per refactoring multi-file, editing guidato, codebase complesse.
Claude Code (CLI) Agente in terminale basato su Claude. Debug, refactoring, operazioni git, tutto da prompt in linguaggio naturale.
Codex CLI (OpenAI) CLI open source per chi usa le API OpenAI. Genera codice, fa refactoring, accetta anche screenshot come input.
Replit Agent/Assistant IDE online che genera app complete da un prompt. Prototipazione veloce, demo, collaborazione real-time.
Amazon Q Developer Assistente AWS. Code review, generazione codice, migrazioni Java, query su risorse cloud. Per chi lavora nell’ecosistema Amazon.
Ollama (Code Llama) Modelli open source in locale. Zero costi API, funziona offline, dati sensibili al sicuro.
Mistral Devstral + Vibe Modelli di coding open source + CLI agent. Per chi vuole AI performante in locale senza dipendere dal cloud.

Cloud vs Local

Cloud: i modelli cloud sono i più potenti e aggiornati. GPT-5, Claude Opus, Gemini: roba che non puoi far girare sul tuo portatile. Hanno integrazioni profonde (Amazon Q dentro la console AWS, Copilot ovunque in GitHub), supporto enterprise, aggiornamenti continui. Il prezzo: costi a consumo, latenza di rete, e il tuo codice che viaggia verso server di qualcun altro.

Local: I modelli locali — Codellama, Devstral Small 2 di Mistral — sono un’altra storia. Scarichi il modello, lo fai girare sul tuo hardware, fine. Il codice non esce dal tuo ambiente. Nessun costo per chiamata API. Latenza minima. Il prezzo: performance inferiori rispetto ai modelli cloud, e ti serve hardware serio se vuoi far girare modelli sopra i 20 miliardi di parametri.

Nella pratica: per sviluppo su codice sensibile, test rapidi, o quando non vuoi dipendere da un provider esterno, i modelli locali funzionano. Per task complessi, generazione avanzata, o integrazioni aziendali dove serve il massimo, il cloud resta la scelta ovvia.

 

Rischi e regole d’oro

Gli strumenti AI accelerano il lavoro, ma non sono infallibili. Qualche cosa da tenere a mente.

Privacy. Quando mandi codice a un modello cloud, dove finisce? Dipende dal contratto. I tier enterprise di Copilot, OpenAI e Anthropic garantiscono che i dati non vengano usati per il training. I tier gratuiti o consumer? Meno garanzie. Regola pratica: non incollare file sensibili nei prompt, configura il CI per rilevare secret nei commit, leggi i termini di servizio.

Proprietà intellettuale e licenze. I modelli sono stati addestrati su codice pubblico, incluso molto open source. A volte generano snippet identici molto simili a codice esistente. Nel 2022 negli USA è partita una class action contro GitHub, Microsoft e OpenAI proprio su questo, poi parzialmente smontata dai giudici federali americani, ma ancora non del tutto chiusa. Nel dubbio, se un suggerimento ti sembra troppo specifico, verifica la provenienza prima di usarlo.

Allucinazioni. I modelli inventano, lo sappiamo: funzioni che non esistono, librerie con nomi plausibili ma fasulli, soluzioni che sembrano giuste ma non lo sono. Il rischio più immediato è il bug, ovviamente: ma pensate se il modello suggerisse una dipendenza da installare inesistente. Qualcuno potrebbe registrarlo e pubblicare codice malevolo. Tu lo installi fidandoti del suggerimento, e ti ritrovi con una dipendenza compromessa.

Lock-in. Dipendere da un solo provider è un rischio. Oggi usi Copilot, domani i prezzi cambiano o il servizio peggiora. Mitiga usando modelli open dove possibile, API con formati compatibili, e separando la logica di integrazione dal provider specifico.

Human-in-the-loop. L’AI è un acceleratore, non un sostituto. Ogni output passa da test automatici, code review, scansione di sicurezza. I guardrail non sono optional: sono quello che separa “uso produttivo” da “incidente in produzione”.

In sintesi: usa l’AI per il lavoro noioso e ripetitivo. E ricorda sempre che la responsabilità su sicurezza e qualità resta tua.

 

Scopri il nuovo corso “AI per Sviluppatori”

Se tutto questo ti ha fatto pensare “voglio imparare a farlo davvero”, abbiamo costruito un percorso esattamente per questo. AI per Sviluppatori è il nuovo corso professionale di Data Masters dedicato a chi vuole portare l’AI dentro ogni fase del proprio workflow di sviluppo. Non si tratta solo di scrivere codice con Copilot o testare un prompt su ChatGPT, ma di un programma strutturato per sviluppatori che vogliono integrare l’AI in modo solido, continuo e professionale: dalla scrittura del codice al refactoring, dal testing alla documentazione, fino all’automazione DevOps e al rilascio in produzione.

Cosa impari concretamente

  • Usare strumenti come GitHub Copilot, Copilot Chat, Cursor, Claude Code, Cloud Code, Codex CLI, Replit AI, Amazon Q, Ollama e Mistral per aumentare velocità e qualità del tuo codice 
  • Progettare architetture e refactoring con AI, utilizzando agenti tecnici che comprendono e modificano intere codebase 
  • Applicare il TDD con AI, automatizzare code review e security testing (OWASP) con Claude Code o Amazon Q 
  • Costruire un workflow AI-driven completo, orchestrando IDE, CLI, agenti e modelli LLM locali o cloud 
  • Usare modelli in locale (Codellama, Mistral) per casi d’uso dove la privacy o l’autonomia sono centrali. 

A chi è rivolto

  • Sviluppatori backend o full-stack che vogliono ottimizzare il proprio ciclo di sviluppo 
  • Team tech o freelance che desiderano integrare AI nei flussi reali di lavoro (Git, test, refactor, release) 
  • Dev avanzati che vogliono esplorare approcci agentici e orchestrazione con standard come MCP 

Progettato con un approccio developer-first

Il corso è scritto, pensato e validato da chi sviluppa ogni giorno. Niente hype, niente “prompt miracolosi”, ma casi d’uso reali e strumenti che puoi applicare domani sul tuo progetto.

Dalla creazione di un’app in Cursor in 10 minuti, alla code review automatica con Claude Code, fino alla generazione di test e documentazione da prompt intelligenti in VS Code con Copilot: costruirai davvero, pezzo dopo pezzo, un workflow moderno e scalabile. Inizia ora il tuo percorso con Data Masters e diventa uno sviluppatore AI-driven. 

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Giuseppe Mastrandrea

AUTORE:Giuseppe Mastrandrea Apri profilo LinkedIn

Giuseppe è un Ingegnere Informatico con una forte specializzazione e pubblicazioni in ambito Computer Vision. Da circa 8 anni si dedica all’insegnamento in ambito informatico e alla formazione sulle tecnologie emergenti tra le quali il Machine Learning.