Immaginiamoci tra dieci anni: l’intelligenza artificiale probabilmente sarà entrata a far parte della quotidianità di tutti, anche di chi pensava di esserne “immune”. L’evoluzione tecnologica però fino a che limite si può spingere? Secondo Sam Altman, il famoso CEO di OpenAI, l’economia AI è destinata ad espandersi sempre più rapidamente: la spesa per l’uso dell’AI, infatti, si abbassa di anno in anno mentre il valore sociale ed economico di questi modelli aumenta in maniera esponenziale, tanto che gli investimenti continuano a crescere.

Ecco perché molti tra imprenditori tech e studiosi parlano di AGI, l’Artificial General Intelligence. Questa tecnologia offrirà l’opportunità di accedere a una capacità intellettuale collettiva pari a quella di tutte le persone viventi oggi. Infatti, a differenza dei sistemi AI attuali, che sono progettati per risolvere problemi specifici, l’AGI mira a replicare l’architettura del cervello umano, risolvendo problemi complessi in completa autonomia, con una flessibilità cognitiva che potremmo definire universale.

In questo contesto, il rischio maggiore è rimanere fermi mentre l’innovazione progredisce. Ma imprese e professionisti sono pronti a questo cambio di paradigma? Vediamo perché la formazione sull’intelligenza artificiale è ormai indispensabile.

Come l’AGI rivoluzionerà la nostra vita

Abbiamo già analizzato come potrebbe delinearsi il futuro del lavoro grazie all’AI: le principali sfide, nel breve periodo, sono legate proprio alle mansioni in cui l’intelligenza artificiale sostituirà rapidamente l’intervento umano. Tra i lavori a rischio con l’intelligenza artificiale troviamo gli addetti all’assistenza clienti, ma anche chi lavora nella contabilità e nella finanza o chi svolge attività amministrative non specialistiche. In generale, chiunque sia impiegato in lavori ripetitivi e automatizzabili, ha maggiori probabilità di vedere il suo lavoro cambiare radicalmente.

L’avvento dell’AGI nel mondo lavoro rischia, naturalmente, di amplificare questo fenomeno, rendendo impellente la necessità di sviluppare nuove competenze per lavorare con l’AI. Come abbiamo anticipato nell’introduzione all’articolo, infatti, l’AI tradizionale (narrow AI) è progettata per compiti specifici, come il riconoscimento vocale o la guida autonoma, ma non è in grado di trasferire competenze tra diversi ambiti. L’AGI, invece, si propone di replicare la flessibilità cognitiva umana, integrando capacità di apprendimento, ragionamento e problem solving in vari contesti. In sostanza, l’AGI potrà sviluppare una comprensione intuitiva del mondo, simile a quella umana, con una capacità di elaborazione multimodale (visiva, uditiva, tattile e linguistica).

Ecco perché i suoi campi di applicazione potrebbero diventare pressoché infiniti: ricerca scientifica, istruzione, economia, sanità, lotta al cambiamento climatico e così via. Ma per ogni lavoro “obsoleto” che scompare, c’è una nuova professionalità che emerge dalle più recenti esigenze della società e si fa spazio nella nostra economia.

Dall’automazione alla collaborazione con intelligenze generaliste

Abbiamo visto che l’AI tradizionale, o narrow AI, è progettata per compiti specifici, come il riconoscimento vocale o le raccomandazioni personalizzate e si distingue per la sua capacità di ottimizzare algoritmi per aree ben definite. Un’AI che però manca della flessibilità necessaria per affrontare compiti diversi da quelli per cui è stata programmata. In altre parole, la sua specializzazione è limitata a determinati ambiti e non è in grado di adattarsi facilmente a situazioni nuove o non previste.

L’Intelligenza Artificiale Generale (AGI), al contrario, si propone di replicare la capacità del nostro cervello di apprendere e adattarsi a una varietà di situazioni e compiti, utilizzando architetture computazionali ispirate alle neuroscienze. A differenza dell’IA ristretta, dunque, l’AGI potrà sviluppare una comprensione profonda e intuitiva del mondo, esattamente come un essere umano nel suo processo di apprendimento. Questo sviluppo però richiede sistemi capaci di integrare informazioni provenienti da diversi canali sensoriali e di elaborare dati visivi, uditivi e linguistici in modo simultaneo.

Questa sua peculiare somiglianza al nostro sistema nervoso, inaugurerà una nuova era di collaborazione uomo-macchina, dove l’AI sarà in grado di adattarsi alle dinamiche lavorative e di interagire con gli esseri umani in modo più naturale e versatile. La capacità di apprendimento autonomo e flessibile, renderà possibile all’AGI non solo svolgere compiti ripetitivi, ma anche partecipare attivamente a processi creativi e decisionali, aprendo la strada a una cooperazione dinamica tra l’intelligenza umana e quella artificiale.

I lavori che cresceranno con l’arrivo dell’AGI

L’AGI aprirà le porte a nuove figure professionali che sapranno combinare competenze tecnologiche con una spiccata creatività. Ad esempio, designer, ingegneri e professionisti dell’arte avranno bisogno di collaborare con gli agenti intelligenti per realizzare progetti complessi, produrre idee innovative e risolvere problemi.

Con l’implementazione su larga scala dell’AGI, sarà necessaria anche una nuova classe di professionisti specializzati in gestione e monitoraggio delle intelligenze generali. Parliamo di esperti capaci di garantire che le AGI siano utilizzate in modo etico, sicuro e conforme alle normative, assicurandosi che le decisioni prese dalle macchine siano in linea con gli interessi della società e che siano immuni da bias cognitivi, esattamente come avviene per gli esseri umani in posizioni di potere.

Sanità ed educazione saranno altri due ambiti fortemente influenzati dalla rivoluzione in atto. I metodi di insegnamento non potranno che stare al passo e seguire le evoluzioni tecnologiche man mano che arriveranno. Gli insegnanti, perciò, potranno integrare l’AGI per adattare il percorso educativo alle esigenze individuali degli studenti. Allo stesso modo, in campo sanitario, i medici e gli operatori potranno sfruttarla per diagnosi più precise e cure personalizzate.

Le competenze chiave nel futuro del lavoro

Appare evidente come le skills richieste da aziende e organizzazioni cambieranno in modo piuttosto rapido. Sarà fondamentale acquisire nuove abilità per collaborare con l’AGI, senza dimenticare però quelle competenze che sono esclusive degli esseri umani e quindi non replicabili.

È vero l’AGI con tutta probabilità sarà in grado di eseguire compiti complessi esattamente come una persona, ma le soft skills come empatia, pensiero critico e leadership continueranno ad essere insostituibili per navigare contesti così complessi. Si tratta di capacità ancora estremamente difficili da replicare per una macchina, essenziali soprattutto per chi ricoprirà ruoli di responsabilità, sia a livello personale che in contesti aziendali.

Ci sono poi alcune competenze tecniche che richiederanno professionalità specialistiche, come quella del prompt designer. Questo ruolo è cruciale per ottimizzare l’interazione con l’AGI, in quanto implica la formulazione di input precisi che guidano gli algoritmi verso risultati ottimali. Il prompt designer deve avere una profonda comprensione del funzionamento dei modelli linguistici e delle tecniche di generazione automatica, così da poter indirizzare l’AGI nella direzione più efficace. Tra i corsi di generative AI di Data Masters, ne troverai uno dedicato proprio all’AI prompt engineering.

In parallelo, sarà fondamentale possedere competenze per integrare e valutare i modelli di intelligenza artificiale. L’obiettivo è quello di configurare sistemi complessi e monitorare il loro comportamento per garantire che operino con efficienza, sicurezza e affidabilità.

Non esiste una ricetta predefinita per affrontare la rivoluzione che sta arrivando, ma formazione continua e capacità di adattamento saranno le basi: i professionisti dovranno essere disposti a imparare nuove tecnologie e approcci, partecipando a corsi di aggiornamento e programmi di formazione mirati.

I settori più trasformati dall’intelligenza artificiale

Tra i settori che più stanno beneficiando dei progressi dell’AI, troviamo l’industria. L’industria italiana è tra le prime al mondo per l’adozione di robot industriali, con oltre 74.000 unità installate nel 2019 (World Robotics Report, IFR), in particolare nel settore manifatturiero. Qui robot di nuova generazione e cobots (robot collaborativi) affiancano gli operatori nelle attività ripetitive e pericolose, con vantaggi davvero incredibili. Oltre a migliorare la qualità del lavoro, questi assistenti robotici riducono i costi operativi e ottimizzano la produzione.

L’AI però supporta le industrie anche nella manutenzione predittiva: grazie agli algoritmi è possibile monitorare i macchinari e intervenire tempestivamente prima che si verifichino guasti gravi. A beneficiarne, naturalmente, sono le finanze dell’azienda che non deve affrontare costi imprevisti e può prolungare la vita delle macchine.

Anche il settore primario è stato investito dal cambiamento, tanto che il governo italiano ha promosso l’adozione di tecnologie avanzate in tutte le fasi della filiera agroalimentare: dai sensori sui macchinari e nei campi ai droni, dai sistemi per il controllo qualità alle etichette intelligenti. L’uso della blockchain, per esempio, consente di tracciare l’intero percorso dei prodotti, elemento indispensabile per ottenere certificazioni e per la tutela del Made in Italy. Inoltre, l’applicazione del machine learning e delle soluzioni IoT consente di analizzare in tempo reale grandi quantità di dati. Gli insight elaborati offrono così nuove opportunità per ottimizzare la produzione, ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza dell’intero processo agricolo.

Pensiamo poi alle smart cities, le città intelligenti, dove l’analisi di incredibili quantità di dati può migliorare la fruizione di tantissimi servizi: parcheggi, mezzi pubblici, illuminazione.

Come cambierà il lavoro quotidiano con l’AGI

Il primo effetto dell’AGI sarà quello di eliminare i compiti più ripetitivi automatizzandoli. Questo libererà tempo e risorse per concentrarsi su attività ad alto valore strategico, come la pianificazione e la creazione di strategie aziendali.

L’evoluzione del lavoro quotidiano porterà poi a una nuova forma di collaborazione tra uomo e macchina: ciò significa che i lavoratori utilizzeranno l’AGI come uno strumento per ottimizzare i loro compiti, migliorare la produttività e prendere decisioni più rapide e informate. Ed ecco quindi che uffici e fabbriche si trasformeranno in ambienti misti, luoghi dove macchine e persone lavoreranno insieme in modo fluido e integrato, creando un’interazione armoniosa tra le capacità umane e quelle artificiali.

Come prepararsi al futuro dell’AGI

Ci troviamo dunque di fronte a un cambiamento profondo, epocale, che coinvolgerà tanto i singoli individui quanto le aziende. Le competenze richieste per affrontare questa nuova era del lavoro saranno altamente interdisciplinari: i professionisti dovranno coniugare le conoscenze tecnologiche con discipline come la psicologia, l’etica e la gestione delle risorse.

Le grandi aziende tecnologiche, come Microsoft, Amazon, Meta, Google e Nvidia, sono già protagoniste nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni avanzate. Ciò non deve scoraggiare le imprese più piccole, che devono comunque trovare il proprio modo di adattarsi per non essere superate dalla prossima generazione tecnologica: agire prontamente è essenziale, cominciando a formare i propri dipendenti nell’utilizzo dell’AI. Un processo di questo genere, implica un forte investimento nella formazione, necessario però per integrare, in futuro, l’AGI nei propri modelli di business.

Per le aziende che non hanno le risorse per affrontare direttamente la creazione di modelli complessi, come i foundation models, esistono comunque sistemi di machine learning tradizionale o modelli RAG (Retrieval-Augmented-Generation), che consentono di sfruttare i modelli preesistenti per migliorare e adattare i sistemi aziendali. L’IA, infatti, è una “tecnologia piattaforma” che può ospitare e stimolare numerose altre innovazioni, proprio come lo sono state l’elettricità e la rete internet negli anni ’90.

In sostanza, le opportunità per le imprese sono enormi e non solo in termini di ottimizzazione delle risorse, ma anche per promuovere un’innovazione sostenibile che porti vantaggi tangibili in termini di efficienza e competitività.

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Francesco Cipriani

AUTORE:Francesco Cipriani Apri profilo LinkedIn

Francesco è Co-founder di Data Masters, AI Academy per la formazione in Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Data Science. È un Ingegnere Informatico specializzato in computer vision. Ha fondato le mie due prime aziende quando era ancora uno studente universitario. AI and Machine Learning sono le sue principali passioni e quotidianamente investe il suo tempo nel comunicare come queste tecnologie stiano rivoluzionando il mondo e cambiando il nostro modo di vivere.